Il Sinodo della Chiesa Protestante Episcopale condanna il genocidio in atto a Gaza e Cisgiordania e il riarmo NATO ed europeo
Negli scorsi 19 e 20 luglio a Prato, presso il Monastero di San Leonardo in Palco, si è tenuto il nono Sinodo Generale della Chiesa Protestante Unita, che si è trasformata formalmente in Arcidiocesi d’Italia della Chiesa Protestante Episcopale, eleggendo come proprio Arcivescovo Primate il Vescovo Andrea Panerini e confermando la propria adesione alla Comunione Mondiale della Free Protestant Episcopal Church. Il Concistoro (organismo esecutivo) rieletto, che dovrà affiancare l’Arcivescovo Primate per il prossimo quinquennio, è formato dalla diacona Marta Torcini e dal laico Francesco Benozzi e nominerà a breve il Collegio dei Revisori.
Tra gli ospiti intervenuti è da segnalare Daniele Ciarchi, Ambasciatore in Europa e Medio Oriente del World Speech Day per la sezione LGBTQ. Molti gli argomenti trattati, oltre ai bilanci, all’amministrazione e al campo di lavoro pastorale. Rilievo particolare per la discussione circa la nuova evangelizzazione e la comunicazione, che non significa necessariamente proselitismo, e per i temi etici (in particolar modo la pastorale per le persone LGBTQ, l’ambiente, il Creato e gli animali e le persone in carcere).
Particolare rilievo e importanza hanno assunto due atti, approvati all’unanimità, circa la situazione internazionale e con ricadute sulla politica nazionale. Il primo, riguardante il genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania, scrive che il Sinodo «assistendo con orrore ai crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati dal Governo dello Stato d’Israele e dal suo esercito nella striscia di Gaza e in Cisgiordania con decine di migliaia di morti e feriti (tra i quali molti bambini, anziani e donne incinte) e all’aggressione che lo stesso Governo israeliano ha lanciato contro un altro paese sovrano, l’Iran, cominciati dopo i perfidi atti terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, che in nessun modo si intende giustificare», rileva che «uno Stato facente parte della Comunità internazionale e soggetto alle leggi internazionali (Israele) non può in nessun modo porsi sullo stesso piano di una organizzazione terroristica (Hamas)», proclamando inoltre «che il cosiddetto “sionismo” è una dottrina politica razzista e totalitaria che non ha nessun vero rapporto con la religione ebraica, tanto da essere una bestemmia nei confronti del Dio d’Israele, e che essere contrari al sionismo non significa assolutamente essere antisemiti o contro il popolo ebraico» e condannando l’inerzia dei paesi occidentali e dell’Italia, chiamati in corresponsabilità ad Israele per la situazione attuale, rilevando anche «l’uso strumentale del termine “antisemita” in relazione a legittime critiche verso le politiche e le azioni di un Governo e non verso tutti gli ebrei del mondo in quanto tali e che, in realtà, il Governo d’Israele sta aumentando esponenzialmente con il suo operato l’antisemitismo in tutto il mondo; questo uso strumentale, come sostenuto da numerosi figli e nipoti di vittime della Shoah, è una offesa alla memoria e alla verità delle vittime della Shoah stessa». Il documento prosegue rievocando le continue violazioni del diritto internazionale poste in essere dal 1948 dallo Stato d’Israele come anche la corruzione e l’inganno della dirigenza palestinese. L’atto si conclude chiedendo «ai governi dei paesi del mondo, e in particolare a quelli europei e a quello italiano, di adoperarsi per il ripristino della legalità internazionale e per l’immediata cessazione delle operazioni militari in tutta la Palestina; di adoperarsi per la nascita di uno Stato palestinese che possa vivere in pace accanto a quello ebraico; di adoperarsi per il risarcimento delle famiglie delle vittime sia palestinesi che israeliane; di adoperarsi per l’arresto e il giudizio di tutti i criminali sia palestinesi che israeliani».
Il secondo atto parla del riarmo della NATO ed europeo scrivendo che «avendo appreso dello scellerato impegno di tutti i governi dei paesi facenti parte della NATO – meno quello spagnolo – di portare le spese militari al 5% del proprio PIL e dell’intento della Commissione Europea di finanziare un altrettanto scellerato “riarmo europeo”, con un debito comune di oltre 800 miliardi di euro in armamenti PROCLAMA che tale proposito è totalmente contrario all’etica cristiana e alla Parola di Dio: “Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra” (Isaia 2,4) e che il dovere di tutti i cristiani è di adoperarsi per la pace: “Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5,9)», rilevando che «tale proposito è contrario non solo alla Costituzione italiana, ma anche ai trattati europei e a tutto ciò che di positivo ha significato e dovrebbe significare l’unità europea, sottolineando che non è mai stato trovato un accordo per il debito comune quando in gioco era la sopravvivenza di intere nazioni (come la Grecia) o per conferire diritti sociali e dignità a chi non li ha dentro e fuori l’Europa (come per la sanità, l’istruzione, i salari dei lavoratori, l’incentivazione di imprese e occupazione e fondi per i paesi in via di sviluppo)» e che «un riarmo europeo aumenterebbe inevitabilmente la conflittualità tra i singoli paesi europei ed è un pretesto per riarmare paesi che hanno provocato sanguinose guerre in passato, come la Germania», chiedendo «alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica di non ratificare tale accordo in quanto lesivo della nostra Costituzione, in speciale modo dell’articolo 11 e di non consentire politiche di bilancio miranti a destrutturare lo stato sociale per reperire fondi per tale proposito criminoso che reca due gravi ingiustizie: spendere per la violenza e togliere a chi ne ha bisogno, respingendo le pressioni delle lobby industriali e delle armi; e chiede parimenti al Parlamento Europeo di non consentire ad istituzioni non elette e attualmente corrotte in senso morale, di trasformare l’Europa in una caserma invece che nella casa della pace e dei diritti», al contempo stigmatizzando i partiti politici e gli esponenti istituzionali che si autodefiniscono “cristiani” che parlano a favore della guerra e del riarmo e, infine, auspicando «un clima di distensione e di dialogo internazionale nel quale il Governo e il Parlamento italiani, rispettando la Costituzione e la legge italiana, si rendano protagonisti nel perseguimento della pace e non nell’assecondare disegni strategici che, peraltro, vanno contro gli interessi nazionali» oltre al «dissolvimento di alleanze militari diventate offensive e anacronistiche, quali la NATO».
Il Sinodo ha incaricato l’Arcivescovo Primate di nominare i membri di Commissioni ad referendum su «Chiese, specismo e Creato», «Giustizia sociale e capitalismo» e «Fine vita, eutanasia e suicidio assistito» che dovranno relazionare durante la prossima assise sinodale e si è concluso con i ringraziamenti al don Matteo Pedrini e il Monastero di San Leonardo al Palco a Prato per l’ospitalità.
Gli atti integrali sono scaricabili qui.







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